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Ma in Italia siamo tutti uguali?

E’ arrivata la Primavera…quasi. Anche se di rondini ancora non se ne vedono, io ho deciso di togliere il telo dalla moto e rimetterla in sesto. Questa favolosa idea ha avuto la durata di una confezione di cucciolone aperta e lasciata al sole. Il sogno infatti è durato poco più di 3 ore, o meglio, fino a prima del dialogo tra me ed il mio assicuratore: 1.100 euro? Dico io. E lui, eh bhè ci sono stato gli aumenti, i massimali europei, e poi…e poi faccio io, eh bhè poi abiti a Caserta…si e con questo? Eh Caserta è la provincia d’Italia con il maggior numero di sinistri automobilistici. Cazzo siamo sfortunati dico io.

Quest’anno sono stato obbligato a non utilizzare la mia moto, perchè vivo a Caserta.

Quando blocchi la strada a qualcuno, questo cerca di divincolarsi e passare da altri varchi, quando non ci sono più varchi da cui passare, questo qualcuno si incazza. Io mi sono incazzato parecchio ed ho cominciato a “googolare”. Ho scoperto che:

Caserta: assicurazione moto 600 con utente in terza classe Bonus/Malus 1100 euro annuali;
Gavorrano (GR): assicurazione moto 600 con utente in terza classe Bonus/Malus 230 euro annuali;

Caserta: data un’accisa regionale sulla benzina di 3,1 centesimi a litro paghiamo la benzina 3,1 centesimi a litro in più di uno di Forlì;

Caserta: da Gennaio di quest’anno la tassa di possesso dell’auto e moto ha subito un aumento regionale del 10%. Ma siccome siamo la peggiore regione di Italia, l’aumento è arrivato l’ultimo giorno del mese di Gennaio, con il risultato che, tutti quelli che come me avevano già pagato tale tassa, si sono dovuti recare alle poste e pagare un bollettino indirizzato alla regione Campania con il supplemento del 10% sul prezzo del bollo;

Caserta: Il manto stradale della città è DISASTRATO! Sembra di stare a Kabul dopo i bombardamenti. Il Comune infatti ha uno spaventoso deficit di bilancio e asfaltare le strade è l’ultimo dei problemi. Risultato? Quest’anno, come l’anno scorso, ho dovuto pagare 438 euro per la sostituzione degli ammortizzatori anteriori e supporto motore della mia auto.

Ero molto incazzato ed ho riflettuto su tante altre cose:
Il numero degli extracomunitari che affollano i nostri semafori,
il numero di prostitute che riempiono gli anfratti del regio Viale Carlo III,
il numero di parcheggiatori abusivi con i quali bisogna volente o nolente avere a che fare,
il numero di persone che affollano le poste e tutti i servizi pubblici, un numero spropositato data la crescita demografica incontrollata, causata dal più becero “palazzinarismo”. Piani regolatori senza alcuna regola. Alcuni comuni della provincia sembrano presi pari pari da una partita di SimCity (cit.).

Rifletto e rispondo alla domanda del titolo di questo articolo: In Italia siamo tutti uguali? No. E la cosa che mi sconcerta è che non ce ne rendiamo conto, non ve ne rendete conto. Quando nasci, cresci e muori in una cloaca non sai nemmeno cosa è la luce del sole.


Le tre categorie di lavoratori

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Ci sono almeno tre categorie di lavoratori.
La prima, composta da persone che lavorano, e percepiscono uno stipendio, una remunerazione monetaria dal lavoro che fanno. Qualcuno riesce a camparci qualcun’altro no, ma comunque tutti quelli che appartengono a questa categoria percepiscono uno stipendio. Trasformano azioni in soldi.
La seconda categorie di persone, è composta da persone che sono in cerca di un lavoro. Pertanto non fanno nulla, o quanto meno cercano un lavoro, e quindi non percepiscono stipendio da nessuna delle loro azioni.
Esiste una terza categoria di persone. Paragonabili nemmeno agli schiavi, che comunque ottengono dal loro lavoro il beneficio della vita. Queste sono persone che hanno studiato per anni. Diploma, e dopo il doploma la laurea e dopo la laurea un master e dopo un master un’altro ancora. Il tutto condito da tirocini, che per chi non lo sapesse, costituiscono perieodi di tempo in cui il soggetto appartenente alla terza categoria, lavora, ma non percepisce stipendio, denaro. Anzi non percepisce alcun vantaggio da quella forma di lavoro. Viene obbligato a lavorare da un sistema stato/istruzione che preclude, ai non tirocinanti, gli accessi a determinate fantomatiche categorie lavorative.
Fantomatiche perchè leggendarie, inesistenti, riservate ai pochi appartenenti direttamente a classi politiche, e quindi fortemente avvantaggiati, oppure appartenenti a amanti, concubine, commari, dei suddetti politici.

Tu a quale classe appartieni? Perchè ti sforzi di lavorare gratis? Perchè accetti ridicole forme di remunerazione? Perchè non lasci tutto e attendi che i tempi cambino?


Sull’adattamento e sul posto dove vivo

Sentendo sobbalzare il ramo che lo sosteneva aprì gli occhi e con sconcerto li posò su un uomo di corporatura normale che si adoperava a spingere l’arbusto sul quale egli sedeva.

Ripresosi dallo spavento e resosi conto della situazione chiamò prima a bassa voce e poi più forte l’uomo a terra. Dopo poco quello si voltò e lo stesso sconcerto che poco prima aveva assalito il saggio sul ramo si impossessò del povero affaccendato uomo ai piedi della pianta.

L’incontro degli sguardi diede via libera all’espressione del saggio che con voce calma e pacata rivolse queste parole al suo simile: “Perchè agiti la pianta sulla quale riposo, perchè ti affanni tanto a disturbare il mio sonno”.

L’uomo non ancora ripresosi sufficientemente dallo sgomento, restò immobile ancora un poco a guardare quella figura parlante appollaiata sul grosso ramo che pendeva praticamente sulla sua testa. A questa reazione il saggio rispose con un sorriso e ripetè al’uomo: “Perchè ti ostini a smuovere quest’albero, non vedi che stavo riposando, con queste tue inspiegabili azioni hai svegliato il sonno di un saggio”.

Allora l’uomo ripresosi dalla sorpresa, e riorganizzate un poco le sue percezioni si rivolse al saggio: “Ti chiedo scusa, se con il mio agire ho interrotto il tuo sonno, ma vedi, guardavo quest’albero e mi sono chiesto come mai esso fosse così tremendamente storto. Gli alberi per loro natura devono puntare verso l’alto per ricevere la luce del sole. Questo, invece, essendo piegato e deforme, lascia molte delle sue foglie in ombra. Ho deciso per questo di raddrizzarlo. Ed il saggio: “Oh ma di certo il tuo è un saggio ragionare, purtroppo però gli alberi per loro stessa natura posseggono forti fusti, ed è impossibile raddrizzarli senza rompere inevitabilmente la loro stessa struttura, la loro stessa essenza dell’esistenza”.

“Ma allora stai dicendo che questo è un albero che è destinato ad essere storto, a ricevere poco nutrimento dal sole, a perire piano piano a causa della sua stessa deformità ?” rispose l’uomo.

Ed il saggio: ” Vedi, siamo uomini, e poco possiamo sulle cose della natura. Accettare e adattarsi è il nostro destino. Come te ho molto tempo fa cercai di raddrizzare questo stesso fusto che tu hai inutilmente scosso, senza alcun risultato. Mi accorsi però che con la sua originale e goffa forma poteva offrirmi un riparo ed una seduta. Da allora vivo così, in sintonia con il vegetale, sfruttandone le deformità, abbandonando l’ostinazione di “correggere” la forma che lo limita nella sua stessa crescita”. “Sei un parassita allora!” esclamò l’uomo. “No, piuttosto, mi adatto alle condizioni, sfrutto le deformità dell’albero a mio guadagno, e di certo vivo meglio di te che ti affanni, fatichi e cerchi di correggere naturali deformità del tuo ambiente. Sopravvivi alle avversità, adagia il tuo corpo sulle curve del fusto, sfrutta la sua malattia per la tua vita. Questa è la regola del saggio, fanne tesoro”.


E se inquinassi di meno

Milioni di miliardi spesi in campagne pubblicitarie, stabilimenti di termovalorizzazione mai terminati e una pressante e capillare pressione sociale hanno fatto diventare la raccolta differenziata una simpatica moda seguita soprattutto dai giovani. Esistono tantissime scuole di pensiero circa l’ appartenenza dei materiali usati nella vita di tutti i giorni ad una o all’ altra categoria riciclabile. C’è chi afferma che le bottiglie anche se di plastica devono essere lavate prima di essere inserite nella categoria “plastica”, chi afferma che non tutti i piatti di plastica possano essere riciclati, e chi utilizza l’ indifferenziata per tutto quello che è sporco.

Io sono arrivato alla conclusione che è questione di filosofia, e siccome sono uno che non riesce a stare al passo con le mode, la spazzatura non la differenzio…si avete capito bene, differenziarla per poi vederla riunita tutta in un unica montagna a pochi chilometri da casa mia mi sembra una vera stupidaggine, e siccome nella nazione dove vivo, la campania, abbiamo una marea di cose che non vanno, mi aggiungo alla lista dei disservizi, e faccio tanta immondizia indifferenziata.

Però, siccome il mio passatempo preferito è pensare, mi sono chiesto: e se la vera raccolta differenziata consistesse per esempio nel riutilizzo delle bottiglie di acqua? E se le bottiglie di plastica potessero essere sostituite da quelle di vetro? Ed essere riutilizzate?…ma prima non si faceva già così? Sono l’ unico a ricordare la consueta spedizione dal bibitaro con i vuoti di vetro da rendere e il carico di acqua da riportare a casa?

E se per imballare cinque fette di prosciutto si usasse un foglio di carta da salumiere al posto di una confezione intera fatta di tantissima plastica?

E se al posto di comprare il flaccone di detersivo, di shampoo, di sapone licquido si portassero i flacconi vuoti a botteghe che che riempirebbero il vuoto riutilizzato con il prodotto richiesto?

A queste domande molti di voi risponderebbero: “Si e chi ha il tempo di passare dal bibitaro” oppure “Non rinuncerei per nulla al mondo alla marca di shampoo che uso, è l’ unica che fa davvero bene ai miei capelli”, “cosa la carta del salumiere? ma è anti-igienico, io preferisco le confezioni sottovuoto, almeno sono sicura che gli alimenti sono sterilizzati prima di entrare a contatto con il mio debole e cagionevole palato”.

Si sono sicuro che le risposte sarebbero queste…allora bene a questo punto se vuoi essere IN se vuoi essere alla moda la cosa giusta che ti rimane da fare è differenziare. DIFFERENZIA!